“Quella volta che incontrai uno straniero alto e bruno!” – VII Puntata – “Il sole dà alla testa!”

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Ormai ero a bordo e Giovanni stava allontanando la passerella per lasciarla in banchina. Erano tutti seduti in pozzetto tranne Giacomo e Francesco che stavano a prua per le manovre di partenza. Sembrava tutto tranquillo. Troppo tranquillo, forse. Entrai dentro per lasciare nella mia cabina la borsa. Dall’oblò che dava sul ponte anteriore li potevo vedere entrambi. Tutti e due bellissimi, in modo così diverso. Rimasi come sospesa in contemplazione con il cuore sdoppiato e il fiato sospeso. Dovevo assolutamente scoprire che cosa aveva detto Francesco. Sembrava che tutti fossero tranquilli. Nessuna rivelazione compromettente, quindi… Non riuscivo a smettere di pensare. Cosa aveva detto? Magari qualcosa che alle orecchie di Giacomo era suonata stonata.
La barca iniziava a spostarsi. Giacomo e Francesco erano sempre lì. Chiacchieravano come due vecchi amici. Ma cosa si stavano dicendo? Cercai di sentire ma il rumore del vento mi impediva di distinguere le parole. Ad un certo punto mi sembrò di sentire il mio nome ma c’era veramente troppo rumore e non capii.
“Lindaaaaa!!” Giovanni mi stava chiamando dal pozzetto.
“Siiii? Che c’è?” gli urlai dalla mia cabina di prua.
“Mettiamo vela! Chiudi tutto e assicurati che non ci sia niente in giro!”
“Ok!”
Della mia famiglia solo io e mia madre non soffrivamo il mal di mare e quindi quell’infausto lavoro toccava di solito a noi. Effetto lavatrice, a volte in centrifuga. Mi assicurai che gli oblò fossero chiusi e che niente sarebbe caduto per terra, presi il mio asciugamano e salii in pozzetto. Rimasi in piedi sulla scaletta. Diedi uno sguardo al gruppetto. Renzo stava stranamente zitto. Il fatto che mettessimo vela forse non lo entusiasmava più di un tanto. Aveva il sacro terrore degli elementi naturali e sotto sotto pensava che mettersi in loro balia fosse un enorme rischio. Così se ne stava seduto immobile, attento alle indicazioni di mio fratello che stava al timone. Marta e Bibi chiacchieravano mentre Vanni, il fidanzato di Bibi, sistemava le scotte. Poi guardai davanti a me e vidi la costa allontanarsi sempre di più. Il paesino si faceva sempre più piccolo e la nostra casa, rosa con le persiane verdi, si stagliava sul mare e ci salutava come ogni volta che prendevamo il largo. Era l’ultima cosa che guardavo prima di aggirare Punta Negra, il primo promontorio che si incontrava andando verso la spiaggia della Pelosa.
Mi resi subito conto che le manovre non mi permettevano di andare a prua da Giacomo e Francesco, quindi mi sedetti vicino a Renzo che vedevo sempre più preoccupato perché il vento si stava rinforzando.
“Renzo?”
“Si?” mi rispose senza staccare lo sguardo dalla randa che intanto iniziava a svolgersi.
“Tutto bene?” gli chiesi.
“Ma non c’è un po’ troppo vento?” mi rispose in un mezzo sussurro.
“È una barca a vela, ricordi?”
Niente. Non riusciva a rilassarsi.
“Ascolta” gli feci per distrarlo e per cercare di scoprire qualcosa, “ma cosa vi ha detto Francesco per il ritardo?”
“Uh? Cosa?”
Era completamente imbambolato.
“Renzo, dai, ti assicuro che per oggi non naufragheremo. Ti fidi?” e lo scossi per un braccio. Forse ce l’avevo fatta.
“Ah, si, ci ha detto del nano.”
Attimo di buio. “Il nano? Ma che dice…quale nano!?” mi chiesi esterrefatta.
“Cioè?” gli chiesi, “non c’era nessun nano, cosa vi ha detto con precisione?”
Renzo era tornato in catalessi.
“Renzo! Ascoltami bene! Non so a quale nano alludesse ma devi sapere che Francesco…beh…mi ha baciata!!”
A quelle parole Renzo si scosse di colpo e iniziò a ridere come un pazzo. Io lo guardavo e sentivo che mi stava venendo da ridere.
“Dai, dimmi che vi ha detto una buona volta!”
A quel punto Renzo, tra i singulti, disse “ha detto che…ahaha…Ha detto che c’era una bambina coi boccoli biondi vestita come la sirenetta che cercava di venderti alici sott’olio…ahaha…allora lui, che la vedeva da dietro è accorso in tuo soccorso, visto che la piccola sembrava molto insistente e tu sembravi in difficoltà e…ahaha le ha detto “tesoro, non vedi che non ci interessano le alici?”. Allora la piccola si è voltata e da dietro una folta barba nera gli ha detto “Ehi, non sei affatto il mio tipo, preferisco la mora!”…ahahaha..e tu..e tu..a quel punto gli hai risposto “Amore finalmente sei arrivato! Compra al signore una scatoletta mentre io chiudo la casa!”…ahahah…”.
Pensai seriamente che Renzo si sentisse male per il caldo e per il mal di mare e lo guardavo esterrefatta mentre non riusciva più a smettere di ridere. Poi l’idea che Francesco avesse inventato quella…non saprei come definirla…idiozia sul nano coi boccoli biondi…beh…non capivo perché l’avesse fatto! Stavo vivendo in una pièce di Ionesco a quanto pare.
“Renzo! Piantala di ridere in quel modo!” gli urlai nell’orecchio. Renzo smise di botto e tornò in sé. “Adesso dimmi. Ha veramente detto così?!”
“No”
“Noo? Ma allora il matto sei tu!”
Renzo iniziò a sogghignare sotto i baffi. “Dai Lindarè…eh eh…volevo vedere se ti facevo passare la cotta! Ahahah… sai, una specie di shock improvviso…ahahaha!”
A quel punto iniziai a ridere anche io. Renzo era fantastico! In effetti per qualche secondo la cotta mi era passata per fare posto ad una visione che comprendeva pareti bianche imbottite e camicie di forza.
“Sei proprio scemo Renzo! Ahahah…ma come ti vengono! Ma cosa ha detto invece?”
“Che non trovavi le chiavi di casa.”
Ecco. Si rientrava nella realtà. Molto normale, le chiavi di casa, certo.
“Renzo! Ma hai sentito che ti ho detto poco fa? Francesco mi ha baciata! Baciata, capisci?”
Lo guardavo per essere sicura che gli fosse arrivata la notizia.
All’improvviso una raffica di vento.
“Attenti! Si stramba!!!!” urlò mio fratello. Vidi che Giacomo e Francesco stavano saltando nel pozzetto. Francesco velocemente prese la scotta del fiocco e la arrotolò sul winch.
“Recupera presto!” gli fece Giacomo, liberando l’altra scotta. Sincronismo perfetto.
La manovra era fatta e stavamo bordeggiando in bolina strettissima. Renzo era bianco come un cencio. “Che meraviglia!!” esclamai mentre il vento mi frustava i capelli. “Si…divertente…” sibilò Renzo con un esile filo di fiato.
“Ecco la punizione per le tue balle” gli sussurrai, ma le mie parole se le mangiò il vento.
Eravamo tutti li in pozzetto. Ognuno perso nei suoi pensieri. Marta e Bibi prendevano il sole in silenzio. Vanni stava al secondo timone. Renzo sdraiato sul fianco più basso della barca non dava segno di vita. Giacomo mi sorrideva. Segno che tutto andava bene. Gli sorrisi anche io. Mi sentivo felice. In quella velocità che immobilizzava il tempo nulla poteva succedere. Mi sembrava tutto sospeso. Francesco guardava le vele e correggeva l’apertura del fiocco.
“Qualcuno scenda a prendere il binocolo!”
Mio fratello sapeva benissimo che quel qualcuno dovevo essere io e mi fissava.
“Ma è proprio necessario?” gli chiesi, visto che non avevo la minima voglia di scendere giù.
“Si.” La sua secca risposta non ammetteva repliche.
Mi alzai sbuffando e scesi giù. Mi ci volle qualche minuto per trovarlo. Presi anche una bottiglietta d’acqua dal frigo. È vero che non soffro il mal di mare ma sentivo che sarebbe stato meglio tornare subito su. Così feci. Ero sull’ultimo gradino della scaletta. La barca era molto inclinata. Cercai di tenermi ma avevo entrambe le mani impegnate. La condensa sulla bottiglietta mi aveva reso scivolosa la presa e persi l’equilibrio. La bottiglietta volò direttamente in mare e io caddi stringendo fra le mani il binocolo.
“Aaahhhh!!!”
Il mio urlo tagliò il silenzio e risvegliò i dormienti nel pozzetto. Poi il buio.

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