“Quella volta che incontrai uno straniero alto e bruno” VI puntata – “A kiss is still a kiss…”

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“Ohhhh…Aah..sei tu! Che succede?”
“Dimenticata una borsa frigo”, disse avanzando verso di me “e visto che erano tutti occupati a sistemare le cose in barca…mi sono offerto di venire qui a prenderla…”
Si era offerto? Wow. Ero senza fiato. Il mio sesto senso mi stava suggerendo che se al mio posto ci fosse stato qualcun altro, non sarebbe stato così solerte. Ma forse era solo la mia immaginazione.
“Dove sarà?” mi chiese.
Ma perché stava li in piedi davanti a me, fermo, e non entrava in casa?
“Penso…in cucina…no?”, gli risposi anche io impalata davanti a lui. Feci per entrare in casa.
“Non ti muovere” mi sussurrò. Poi allungò la mano verso il mio cappello da sole.
“Che c’è?” gli chiesi un po’ sulle spine.
“Shh…non parlare…”
Ecco, c’eravamo, aiuto! Che voleva fare? Baciarmi? Eh no!
“Ehi!” esclamai.
In quel preciso istante Francesco, veloce come un fulmine, afferrò un esserino con quattro zampette scalpitanti dalla mia testa e lo scagliò nell’aiola della veranda.
“Ecco fatto” disse sorridendomi.
“Cos’…era?” gli domandai rabbrividendo.
“Un geco”
“Ahh che schifo!” urlai togliendomi di scatto il cappello.
“Grazie” gli dissi guardandolo fisso. In quel momento, mi mise due dita sotto il mento, mi sollevò un po’ il viso e mi baciò lievemente sulle labbra prima di sorridermi ed entrare in casa. Presumibilmente diretto in cucina. Io ero rimasta lì, come un’idiota. Paralizzata dalla sorpresa, fissando un punto indistinto davanti a me mentre il mio cervello cercava di realizzare quello che era successo.
Mi aveva baciata! A tradimento! Ma come…ma allora…sembrava proprio che io non aspettassi altro?? Un fiotto di sangue mi salì su, su, diretto al cervello mentre stava per montarmi un’irritazione insopportabile. Ma come aveva osato? Baciarmi così!?
Mi scossi, mi rimisi il cappello in testa ed entrai in casa a mia volta, diretta con passo marziale verso la cucina. Avevo già la mano sulla maniglia, pronta a dar battaglia, quando il sapore di quel bacio mi arrivò sulle labbra. A scoppio ritardato. Era stato molto dolce, in effetti. Ripensandoci era stata una cosa molto carina. In fondo, lui che ne sapeva che io non ero disponibile? Ed ora? Che dovevo fare? Non potevo aspettare oltre. Dovevo assolutamente dirgli di Giacomo. Ma come facevo??
Entrai in cucina e lo vidi in giardino. Come mi vide entrare mi urlò “Io inizio ad andare! Ci vediamo lì!”
“Come sarebbe a dire”, pensai, “fugge via?” E si dileguò passando per il giardino. Forse era meglio così. Avrei approfittato della strada per arrivare alla barca per raccogliere tutto il coraggio e pensare a come avrei potuto fare senza ferire nessuno.
Certo, Francesco era uno sconosciuto, in fondo. Non gli dovevo un bel niente. Però…c’era un però. Mi sentivo come se dovessi lasciare un fidanzato, non come se dovessi rimettere al suo posto uno mai visto né conosciuto. E poi realizzai che in modo totalmente inaspettato, un sentimento, molto, troppo simile all’amore, si stava impadronendo di me. Il panico stava per arrivare sotto forma di tremolio, lo sentivo. Ma che ci potevo fare? Chi può conoscere il suo futuro? Magari Francesco era l’uomo della mia vita e non me la sentivo di fare un passo falso. Poi mi venne in mente il viso di Giacomo, così familiare, così amato. Ma che mi stava succedendo? Sarei voluta sparire in quell’istante, inghiottita dalla terra e risvegliarmi tra un anno per vedere cosa sarebbe successo. Le tempie iniziavano a pulsare e il caldo…oh, quel caldo stava diventando un fuoco arroventato. Mi ero seduta in cucina. Immersa nei miei contraddittori pensieri avevo perso la cognizione del tempo. Ad un tratto il cellulare che squillava a tutto volume mi fece tornare alla realtà…o meglio, alla triste realtà. Risposi.
“Alloraa??”
La voce alterata di mio fratello risuonò attraverso il cellulare per tutta la cucina. “Eccomi, eccomi…c’è stato un contrattempo, non ti puoi immaginare!”
“Cosa?? Come dici?” Giovanni stava parlando con qualcuno. PAUSA ETERNA. “Capisco…” continuò a dire.
“Muoviti. Francesco ci ha detto tutto. Sbrigati.” Ecco, adesso stava parlando con me. Chiuse bruscamente il telefono. Inorridii. Ma che cosa aveva detto Francesco? Cosa gli aveva detto? Che fosse impazzito? Dovevo correre in barca più velocemente possibile. Una colpevole angoscia si stava impadronendo di me. Dovevo fare presto.
Mi rimisi in piedi, chiusi tutto e mi precipitai verso la barca sotto il sole infuocato del lungomare che a quell’ora era deserto. Arrivata sulla banchina li vidi tutti pronti sulla barca.
“Dai!” mi fece mio fratello con tono tra il seccato e l’impaziente.
Salii a bordo sotto lo sguardo severo di tutti. Severo? Sì, mi sembrava proprio severo. Feci un respiro profondo. Ora avrei conosciuto il mio destino!

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