“Quella volta che incontrai uno straniero alto e bruno!” – V puntata – Bruco o farfalla?

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“Martaaaaa aiuto! Aiuto, aiuto, aiuto. Hai…visto? Questa volta è la fine!”
Marta appoggiò sul tavolo il coltello con il quale stava tagliando i panini, e mi fissò.
“Ma stai scherzando?” mi chiese.
“No” le risposi un po’ mesta, “non scherzo. Non so cosa mi sia successo. Non riesco a trattenermi. Mi piace tuo cugino. È una follia! Una follia!”
Ripetei il concetto della follia con una certa enfasi per cercare di convincermene… “e credo che la cosa sia reciproca…”
Poi la fissai negli occhi stringendole il braccio. “Tu ci credi ai colpi di fulmine? Dimmi, ci credi? Perché sta succedendo, proprio qui, adesso, nel momento più impensato!”
Marta staccò dito per dito la mia mano che si era arpionata al suo braccio.
“Adesso calmati, però eh?”
“Marta!” continuai.
“Si, che c’è? Dimmi. Però aiutami con questi panini sennò facciamo troppo tardi.”
Presi un coltello dal cassetto e come un automa iniziai a tagliare e imbottire senza badare troppo a quello che ci stavo mettendo dentro.
“Il problema è” continuai, “che io sto con Giacomo, no?”
“Si…”
Marta si sforzava di seguirmi. “E quindi?”.
“Quindi…se Francesco lo scopre gli si spezzerà il cuore!”.
Certo! Non era tanto per me ma per lui. Che delusione. E che imbarazzo. Immaginavo la scena dopo che l’avesse saputo. Sguardi sfuggenti, mezzi sorrisi, aria tesissima. Dovevo evitare tutto ciò. Dirglielo significava rovinare a tutti un fantastico week end. Almeno, a me l’avrebbe rovinato di sicuro.
“Adesso che gli si spezzi il cuore mi sembra un po’ azzardato”.
“Ma lui è single?”, la interruppi.
“Sai che non lo so? Se vuoi indago. Ma nel frattempo cerca di trattenerti. Mi sembri pazza, sai? No, non sto scherzando. Guardami.”
La guardai.
“Allora. Io sono dalla tua parte ma ti devo avvertire che stai scherzando col fuoco e poi…Giacomo questo non se lo merita”. La cosa mi fulminò. Mi sentii immediatamente un viscido verme strisciante. Eppure, strisciando strisciando, sentivo una leggerezza al cuore! Che il verme si stesse trasformando in una bellissima farfalla?
Detestavo sentirmi così, con due sentimenti così forti e contrastanti tra loro. C’è da perderci la testa. La soluzione era fare uno sforzo di volontà non indifferente ed io, fino ad allora, non ero stata certo famosa per la mia proverbiale forza di volontà! Sapevo benissimo cos’era giusto fare, ma il pensiero di dover rinunciare mi faceva stare malissimo.
“Magari sbatto in faccia la porta all’uomo della mia vita!” esclamai.
“Se si fa sbattere la porta in faccia vuol dire che non è l’uomo della tua vita…” mi rispose Marta, continuando a preparare il pranzo, senza neanche guardarmi in faccia. Era vero, era assolutamente vero!
“Se è l’uomo giusto non si fermerà davanti a niente!”
Mi feci forte di quel pensiero e decisi di essere coraggiosa. Alla fine la vigliaccheria non paga mai. Poi, chissà, magari si sarebbero scatenate altre dinamiche alla notizia!
“Occhio! Che fai!” La voce di Marta mi risvegliò da quella specie di stato di trans. Ops… stavo mettendo una presina dentro il panino. “Ok. Concentriamoci, centriamoci e affrontiamo la realtà”. Tolsi la presina, riempii il panino con tonno e insalata che non avrei mangiato, lo chiusi, lo misi insieme agli altri e poi dichiarai , “Non sono io che devo fare i salti mortali per conquistarlo, giusto? Deve essere lui!”
“Brava tesoro. Così si fa! Adesso prendi la borsa frigo e muoviamoci che sono già le undici e mezza.” Anche Marta aveva finito di preparare tutto.
“Ragazzeee??? Avete bisogno d’aiuto?”
Una testa riccioluta bionda fece capolino dalla porta. Elisabetta, detta Bibi perché aveva un’eterna aria fanciullesca, evidentemente si era ricordata che in cucina qualcuno stava lavorando per il bene comune.
“Mi hanno spedita a vedere che succede! Sono tutti lì fuori ad aspettare.” Intanto che parlava aveva afferrato un finocchio.
“Bibi, molla il finocchio e ritira le tazzine e tutto il resto dal tavolo. Qui è pronto.”
Adoravo Marta quando prendeva in mano la situazione. Sembrava che nessun contrattempo potesse mai accadere sotto la sua giurisdizione.
“Tutto pronto mica tanto” dissi, “devo ancora preparare la borsa del mare!”
“Addio allora!” e col finocchio in bocca Bibi uscì in giardino.
“Vado eh?” dissi, scattando su per le scale.
Volevo evitare la solita scena pietosa “tutti in piedi con le borse in spalla ad aspettare me con aria vagamente scocciata”. Non lo facevo apposta ad essere in ritardo. C’era sempre qualche contrattempo che mi impediva, all’ultimo, di essere puntuale. Così cercai di fare prima possibile. Dopo circa dieci minuti mi precipitai giù urlando “Eccomi!! Scusate! Possiamo andare!”. Mi rispose solo il mio eco, o quasi, perché la casa sembrava vuota. Andai verso il giardino ed era già tutto chiuso. Poi tornai in salone e vidi un biglietto sul tavolino “Noi siamo in barca. Sbrigati!!!”. Uffa! Che figura. Come al solito. Mi dovevo veramente sbrigare. Chiusi tutto, presi la borsa, il cappello da sole, mi misi gli occhialoni neri “da diva” e uscii.
Che sole! Guardai davanti a me e rimasi incantata, come ogni giorno del resto, dallo spettacolo del mare liscio come una tavola con il sole abbagliante che si rifletteva sulla sua superficie. Che silenzio. Era bellissimo.
“Ok. Andiamo, su!” Presi le chiavi e mi girai per chiudere la porta d’ingresso.
“Aspetta, aspetta, aspetta!!”. Una voce alle mie spalle mi fece sussultare. Poi mi girai di scatto e lo vidi, bellissimo, trafelato e sorridente. Francesco!

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