Tutto cominciò a Venezia. Era circa il 1993 e io stavo preparando un esame di letteratura italiana. La parte monografica era sulle autobiografie del ‘700 e più esattamente su quelle di Alfieri e di Casanova. Casanova, naturalmente, mi aveva sempre affascinata moltissimo e studiare la storia della sua vita e come si è raccontato ai posteri mi incuriosiva parecchio. Proprio in quel periodo – all’epoca vivevo tra Milano e Parma – sono stata invitata da una mia cara amica a Venezia per il Carnevale. La mia amica era di origine veneziana e la sua famiglia apparteneva alla nobiltà veneziana. Tra una festa e l’altra, un giorno la mia amica mi invitò a casa di una sua prozia che abitava in un bellissimo palazzo sul Canal Grande. Tra un thè e un pasticcino, chiacchierammo molto e naturalmente vennero fuori Casanova e il mio esame. Io le dissi di quanto fossi curiosa di scoprire qualcosa di inusuale da poter dire all’esame per far colpo sul Prof e magari prendermi un bel 30 e lode e a quel punto gli occhi le si illuminarono e lei rimase con la tazzina del thè sospesa a mezz’aria. Aveva lo sguardo fisso e assente di chi sta ricordando qualcosa che ancora non è ben chiaro. Dopo qualche secondo si riebbe.
“Certo!” esclamò e a momenti la tazzina del thè non le cadde dalle mani.
Io e la mia amica la fissavamo aspettando di sapere cosa le fosse venuto in mente.
“Devi parlare con…”.
A questo punto devo inserire un nome di fantasia. Il perché si scoprirà tra poco.
“Devi parlare con la mia cara amica Giovanna Simeoli…”
Ci raccontò che questa sua amica apparteneva ad un’antica e importante famiglia veneziana ed aveva trovato tra le carte di famiglia, qualcosa che riguardava proprio Giacomo Casanova e una strana faccenda legata ad un suo avo. Non aveva mai detto molto ma, secondo la prozia, forse valeva la pena tentare di incontrarla.
La nobildonna accettò di incontrarmi e quindi, armata di taccuino, mi recai a farle visita nel fastoso palazzo dove abitava. Era già parecchio avanti con gli anni ma non saprei proprio dire quanti ne avesse esattamente. Era molto dolce a prima vista ma nei suoi tratti e nei suoi atteggiamenti si intuiva una mal celata attitudine al comando.
“Si”, mi disse, era proprio così. Giacomo Casanova aveva vissuto un’avventura incredibile che aveva coinvolto anche un suo antenato. Nessuno ne aveva mai saputo niente e lo stesso Casanova, di solito così loquace non ne aveva mai fatto parola con nessuno, né tanto meno ne aveva scritto nelle sue memorie.
“Era un’avventura galante?” le chiesi incuriosita.
“Non esattamente” mi rispose sibillina la Signora. “C’entrava una donna naturalmente” proseguì, “ma per il resto si è trattato di un fatto di sangue nel quale né lui né il mio avo ne sarebbero usciti con la reputazione intatta, se così si può dire”.
La mia curiosità era alle stelle e vedevo già un sicuro 30 e lode vergato sul libretto dal Prof.
“Cos’è successo esattamente?” azzardai.
La Signora se ne stava sulle sue.
“C’è qualche documento da vedere?” insistetti.
Dopo qualche secondo la Signora assentì col capo.
“Sì. Ci sono dei documenti che nessuno della mia famiglia ha mai mostrato a degli estranei…”
Ecco che il 30 e lode incominciava a sbiadire.
La mia espressione delusa forse la commosse.
“Tuttavia, se mi promette di non farne mai parola con nessuno, glieli mostrerò ma non potrà prendere appunti in nessun modo” mi disse, seguendo un impulso del quale si era già probabilmente pentita.
Benissimo, per il 30 e lode avrei fatto diversamente ma nessuno al mondo mi avrebbe impedito di conoscere quel segreto anche se me lo sarei dovuto tenere solo per me. Per sempre.
Accettai e scendemmo nell’archivio. Dopo un’ora ero venuta a conoscenza del segreto di Casanova. La Signora a quel punto non si tenne più niente e mi rivelò una delle più incredibili storie che avessi mai sentito. Una storia bellissima e anche commovente. Certo, l’avo della Signora ci faceva veramente una pessima figura per usare un eufemismo e capii perché mai nessuno ne avesse mai parlato.
“Adesso che sa tutto” concluse la mia gentile ospite, “deve fare un solenne giuramento su ciò che di più caro ha al mondo che non dirà mai niente a nessuno. Mai e poi mai il nome della mia famiglia deve essere associato a questa storia, MAI, ci siamo intese? Da adesso lei deve dimenticare tutto e far finta di non aver mai saputo niente. Lo giuri”.
Il tono autoritario venne fuori all’improvviso e giurai su ciò che di più caro avessi al mondo che non avrei mai rivelato a nessuno quanto saputo. Dopo di ché ci salutammo calorosamente e andai via. Quella fu la prima ed ultima volta che vidi la Signora.
Mentii anche con la mia amica e la prozia inventando una stupidaggine poco interessante e non ne parlammo più.
Per onore di cronaca vorrei aggiungere che l’esame fu un successo e il 30 e lode è ancora lì a imperitura memoria.
Tornai a Venezia tante volte ma con il passare degli anni la storia mi passò di mente e alla fine non ci pensai proprio più fino a che nel 2009, di nuovo a Venezia con la mia amica, mi capitò di passare sotto il palazzo della Signora e mi venne una grandissima voglia di sapere che ne fosse stato di lei.
La prozia della mia mia amica era però morta da tempo e faticammo un po’ per sapere che purtroppo la signora era morta proprio qualche mese prima. Non so perché ma provai una grande malinconia e improvvisamente tutto quello che era successo mi tornò in mente nel modo più vivido. Scrissi su dei fogli tutto quello che mi ricordavo della storia. Purtroppo molti dettagli non li ricordavo più ma i fatti essenziali sì. Non avevo nessuna idea di cosa farne però trascrissi tutta la storia sul mio pc e lì rimase ancora per un po’ di tempo.
Il personaggio di Casanova, alla luce di quelle rivelazioni aveva assunto ai miei occhi delle caratteristiche un po’ diverse rispetto all’immagine convenzionale che si ha di lui e iniziai a rimuginare sull’idea di scriverci una storia. Rimuginavo sì, ma rosa dal senso di colpa e da un pizzico di superstizione. Avevo giurato solennemente che non ne avrei mai fatto parola con nessuno, come potevo scrivere una storia, un romanzo magari? Impossibile. Però, per sicurezza, iniziai ad abbozzare qualcosa e nel frattempo passarono altri anni. Certo, avevo giurato ma forse se avessi cambiato i nomi e mischiato un po’ le carte in tavola la storia si sarebbe potuta raccontare ugualmente. Una cosa è certa, da me non verrà mai e poi mai fuori il nome della Signora e della sua famiglia, men che meno del suo avo. Ancora oggi certe rivelazioni è meglio non farle.
Per quanto riguarda Casanova, portare alla luce ufficialmente questo dettaglio della sua vita farebbe talmente tanto scalpore e aprirebbe tante e tali discussioni che sarebbe impossibile tenere fede al giuramento fatto. Quindi, un innocuo romanzo mi sembrava all’improvviso una soluzione abbastanza diplomatica per la mia coscienza.
Da quello che mi raccontò la signora quel lontano giorno del 1993 ho preso lo spunto per scrivere il mio romanzo che non mancherà sicuramente di sorprendere chi lo vorrà leggere. Gli altri ingredienti della storia vengono un po’ da me e un bel po’ dalla mia amica Fantasia.
Di più non posso dire!