“Quella volta che incontrai uno straniero alto e bruno!” XII Puntata – “Follie!”

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“Francesco!” urlò mio fratello, “stai pronto con l’ancora! E tu Vanni, vai ad aiutarlo, presto. Qui sta per cadere il cielo. Marta, la scaletta, tira su la scaletta!”.
“Ehi aspettate! Aiutooo”. La voce disperata di Renzo sembrava echeggiare dagli abissi. Ma dov’era? Dopo pochi secondi la sua testa fece capolino dalla scaletta a poppa prima che riemergesse in gran velocità bagnato fradicio. La pioggia l’aveva sorpreso in acqua e, conoscendolo, gli stava per venire un attacco isterico da manuale.
“Ma siete matti? Mi volevate abbandonare qui?”
“Renzo! Ma che ci facevi in acqua?”, gli chiese Giacomo trattenendo a stento le risate davanti a quella visione.
“E ca duvisse fa d’intall’acqua secondo te?”, gli rispose Renzo con voce stridula e piccata. “Datemi un asciugamano asciutto, grazie! Ora mi verrà un accidente!!”. Marta gli passò l’asciugamano e Renzo, sempre sbraitando entrò in pozzetto per asciugarsi.
Ma che giornata assurda!
Ritornammo mestamente in porto tutti stretti sotto il tendalino per ripararci dalla pioggia. Tutti meno uno. In effetti Francesco non era con noi. Dopo poco che avevamo lasciato la spiaggia, aveva ricevuto una telefonata ed era rimasto sotto coperta tutto il tempo. Ogni tanto arrivava la sua voce che sembrava alquanto alterata.
Chissà con chi stava parlando. Forse con una donna? “Te lo immagini?”, chiesi a me stessa, “tutto questo romanzo assurdo e poi si scopre che è fidanzato”. In realtà sotto sotto speravo fosse così. Il mio idillio con Giacomo era palese e io mi sentivo vagamente in colpa. Se avesse avuto una fidanzata anche lui…beh…saremmo stati pari, in un certo senso.
“Follie!”, mi uscì a voce alta.
“Come?”, mi chiese Giacomo.
“Follie del tempo!”, conclusi e lo baciai sorridendo.
Ero stranamente euforica, con lo stato d’animo di chi l’avesse scampata bella. E in effetti non mi sbagliavo completamente.
Una volta in porto, Francesco disse che sarebbe dovuto ripartire prima del previsto. Aveva già prenotato il volo della sera per Roma. Non diede spiegazioni e nessuno gliele chiese. Ero sollevata. Potevo tornare alla mia vita come la conoscevo fino a quella mattina prima di scendere dalle scale. Fino al momento di andare all’aeroporto, accompagnato da Giovanni e da Marta, Francesco rimase scuro in volto con lo sguardo cupo. Solo prima che salisse in macchina, mentre salutava e ringraziava, mi lanciò un’occhiata stranissima. Vidi per una frazione di secondo un lampo di ironica dolcezza che per un attimo mi fece sobbalzare. Poi partì. Ero certa che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrei visto in vita mia.

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