«Charlie non ti è mai piaciuto, lo so» esordì.
«Non posso negarlo. Ho sempre avuto una certa avversione nei suoi confronti, ma quello che ti ha fatto va oltre ogni mia più fosca previsione. A soli due mesi dalle nozze!»
«Sì, è stato orribile.» Lo sguardo di Leni si abbassò leggermente. «Forse avrei dovuto accorgermene prima ma ero veramente molto impegnata col lavoro. Tu sai quanto ho lottato per arrivare dove sono ora.»
Sophie assentì col capo.
«Ero così indaffarata che non mi sono resa conto di niente. Ero completamente cieca. Ripensandoci, c’erano alcuni dettagli, sai, piccole cose fuori posto. In quel momento però non erano altro che vaghe sensazioni sepolte sotto i miei impegni.»
«Da quanto durava la sua storia con Samantha?» chiese Sophie prendendo la mano dell’amica.
«Credo, da quel che ho potuto capire, almeno da sei mesi.» Leni si prese la testa tra le mani. «Sophie, ti giuro che lui era perfetto con me! Partecipava ai preparativi per il matrimonio, sembrava…»
Leni, sopraffatta dall’emozione, scoppiò a piangere e, tra le lacrime, continuò a ricordare.
«Sembrava felice! Sembrava così felice e innamorato. Diceva che mi amava, che sposarmi era la cosa più bella della sua vita e invece… Come ha potuto Sophie, come ha potuto? E pensare che se non fosse stato per il regalo dei suoi genitori, non avrei mai scoperto niente. È stato un puro caso, capisci? Se non l’avessi scoperto, cosa sarebbe successo? Mi avrebbe lasciata ad aspettarlo inutilmente sull’altare, oppure mi avrebbe sposata lo stesso? Oddio, mi scoppia la testa!»
«Vieni qui» la consolò Sophie abbracciandola stretta fino a che i singhiozzi finalmente terminarono.
«Va meglio? Se vuoi parliamo d’altro, non voglio che ti agiti ancora per colpa sua.»
«È inutile, non riesco a rassegnarmi. Non è possibile, capisci? Non ha senso. Mi ha chiesto di sposarlo, ha fatto di tutto per potersi mettere con me. Io all’inizio neanche lo vedevo, ti ricordi? Non mi piaceva neanche. E poi mi fa questo, la cosa più squallida, scontata, banale che si potesse immaginare, la tresca con la segretaria! Una cosa così, così priva di fantasia! Io che torno a casa prima del tempo tutta felice per aprire al fattorino, entro in camera e li vedo lì, sul mio letto, sul nostro letto! Non si sono neanche accorti della mia presenza e, come se non bastasse, neanche di quella del fattorino, che intanto mi aveva seguita in camera con quell’orribile regalo dei suoi genitori. Quei due orridi, stupidi, inutili, enormi, ingombranti, brutti colombi di cristallo tubanti sull’altalena di finte rose rosse! Oh, ti giuro che nei confronti del fattorino non sapevo se essere più imbarazzata per la scena davanti a noi o per il regalo dei suoi!»
A quel pensiero, Leni scoppiò a ridere istericamente senza riuscire a fermarsi. Anche Sophie, contagiata dalla reazione della sua amica, non riuscì a trattenere le risate e finalmente tutta la tristezza e la tensione si sciolse così, ridendo come se fossero ancora due adolescenti.
«Dovevi vedere la faccia del fattorino, non sapeva più da che parte girarsi o dove fuggire»
«Lo immagino.»
«Ma la faccia che non dimenticherò mai finché avrò vita, è quella di Charlie quando ci vide lì impietriti, in piedi davanti a lui. Io, il fattorino e quelle gigantesche colombe di cristallo che lo fissavano.»
Casanova aveva ascoltato tutta la storia. Non era stupito dal tradimento del fidanzato di Leni, lui stesso aveva fatto di peggio. La cosa che lo turbava era vederla disperarsi in quel modo per un soggetto così banale, scontato e squallido che non si meritava di sicuro quelle lacrime.
«Ma non è tutto. Ha fatto di peggio» continuò Leni.
«Difficile immaginare qualcosa peggiore di quel che mi hai appena raccontato.»
«E invece, ecco, guarda.»
Leni tirò fuori dalla sua borsa una lettera tutta stropicciata e la porse all’amica. Sophie la prese e mentre leggeva le espressioni più varie, dalla sorpresa al disgusto, si alternavano sul suo viso.
«Devi solo ringraziare che questo individuo viscido e volgare sia uscito dalla tua vita e sperare che non ci torni mai più perché la sua volgarità d’animo è semplicemente agghiacciante. Come osa insultarti così?»
«Si può perdonare tutto a un uomo, tranne la volgarità» filosofizzò Casanova aleggiando intorno alle due ragazze.
«Ha mai provato a contattarti dopo?»
«Mai.»
«Sai più niente di lui?»
«Vive con Samantha.»
«Ah. Che coraggio, prendersi un verme simile.»
«A casa mia. Beh, mia almeno per metà.»
«A proposito, come hai fatto per la casa, l’avevate comprata insieme, non è così?»
«Esatto. Ho dato tutto in mano al mio avvocato. Appena Charlie mi verserà i soldi della sua parte, firmerò l’atto di vendita e la casa sarà sua. Che ne faccia quello che vuole. A me non importa. Non voglio più passarci neanche nelle vicinanze. Che se la tenga pure.»
«Sono passati più di due mesi e ancora non ti ha dato niente?»
«No.»
«Speriamo bene. Come broker finanziario ha lasciato sempre molto a desiderare.»
«Già, non ha mai avuto molta fortuna, sempre a cercare ‘l’affare della vita’ e io sempre lì, pronta a consolarlo, che cretina.»
«Smettila. Tu l’amavi, non hai niente da rimproverarti. Il passato è passato e adesso l’unica cosa che devi fare è dimenticarlo prima possibile. So che non sarà facile. Ma ora sei qui e ti giuro che farò tutto quello che è in mio potere per cancellare dalla tua mente quel mostro di Charlie.
“Volgare, vigliacco e anche cattivo. Proprio un bel soggetto questo Charlie” pensava Casanova. “Se mai lo dovessi incontrare, potrà star certo che passerà un bruttissimo quarto d’ora.”
Copyright © 2016 Lisa Carboni
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