ELEONORA DUSE: RECITAZIONE, ARTE E ILLUMINAZIONE
“L’originalità di Eleonora Duse, il suo essere attrice moderna, spartiacque tra due secoli, è stato il risultato di una ricerca più ampia ed esistenziale, volta alla realizzazione del suo “Io” più profondo e universale e al raggiungimento e al mantenimento di uno stato di estasi mistica che l’avvicinava al Divino. Ella scoprì, ancora giovanissima, che il mezzo ideale per questa ricerca poteva essere proprio il teatro e il suo mestiere di attrice, soprattutto attraverso il lavoro sui personaggi.
Per Eleonora Duse il teatro e la recitazione furono il mezzo per raggiungere l’Assoluto. Durante questo percorso raggiunse vette artistiche uniche e irripetibili che la resero a pieno titolo Attrice Divina.
L’originalità e l’unicità della Duse scaturiscono dalla sua ricerca della realizzazione del sé, dalla ricerca dell’estasi mistica e dell’assoluto, del Sé universale. Questa ricerca fu effettuata e realizzata con ciò che la vita le presentò alla nascita: il teatro. Il teatro e il lavoro furono gli strumenti che utilizzò per sublimare il sé umano e terreno e per raggiungere il sé universale.
Iniziò giovanissima a porsi domande sul perché della vita e della morte e sui significati ultimi dell’esistenza, anche a causa delle particolari condizioni materiali in cui si trovò a vivere, che svilupparono in lei l’attitudine alla contemplazione, al sogno, alla meditazione in solitudine. Sapeva, intuitivamente, che esisteva qualcosa da raggiungere, una meta dove avrebbe trovato tutte le risposte che cercava, la felicità e la pace dello spirito. Il suo spirito era comunque predisposto a questa ricerca interiore e questo non è un dato scontato. Altri, infatti, nelle sue stesse condizioni, si sarebbero potuti fermare all’ottenimento del successo come gratificazione personale. Per la Duse, invece, non fu così. Raggiunse fama e ricchezza ma la sua ricerca andò comunque avanti, all’infinito, e si arrestò solo insieme al suo cuore in una fredda primavera americana.
La Duse si ritrovò fin da piccola immersa nel teatro. Il lavoro di attore, fino a un certo momento, fu considerato solo come un mezzo di sostentamento. Acquisì tutta la tecnica, tutti i trucchi del mestiere, insieme all’aria che respirava. Fu un processo automatico e naturale. Poi, a quattordici anni, ebbe la rivelazione, l’illuminazione. Provò uno stato d’estasi, che lei chiamava lo stato di grazia, interpretando un personaggio. Il caso volle che fosse Giulietta, ma avrebbe potuto essere anche un altro. La sensazione provata in quel momento fu esplosiva. Provò un tale benessere, quasi ultraterreno, un’estasi mistica, che cercò da quel momento in poi di riprodurre. Capì che poteva accadere proprio grazie al suo mestiere, non ancora diventato Arte.
Utilizzando i personaggi che di volta in volta interpretava, iniziò un viaggio che la portò a scoprire se stessa, a porsi nuovi interrogativi che esigevano una risposta. Scoprì la comunione con l’universalità della vita e, a piccoli passi all’inizio, cercò di raggiungerla. Il teatro e l’acting furono quindi un mezzo per raggiungere qualcosa di enormemente più importante. Durante il suo viaggio incontrò persone che l’aiutarono, ostacoli da superare, dolori indicibili. Ma tutto finì triturato, assorbito e rielaborato come nutrimento per la sua crescita. Questa ricerca dell’assoluto la portò a raggiungere quei risultati artistici che tutto il mondo guarda con incanto e meraviglia.”
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